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Guerra dei nomi in Alto Adige: scompaiono i cartelli in Italiano

E’ guerra aperta in Alto Adige, dove le lingue di questa regione sono almeno tre (italiano, tedesco e ladino) e dove, nonostante l’obbligo al plurilinguismo previsto dallo Statuto d’autonomia, non si è ancora trovato un assetto definitivo.

L’ultimo atto della battaglia linguistica è scattata quando la giunta provinciale di Bolzano ha varato la nuova legge sulla toponomastica (grazie all’asse Svp-Pd).

La nuova normativa, che affida a una commissione paritetica composta dai 3 gruppi linguistici il compito di valutare i toponimi di monti, torrenti, malghe e frazioni, ha scatenato le ire di Pdl e Fli, che hanno denunciato l’ennesimo tentativo di penalizzare il ruolo della comunità italiana.

A riaccendere la polemica ci ha pensato il presidente della provincia, Durnwalder, che, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova legge, ha affermato in tedesco: “È chiaro che migliaia di toponimi verranno ripristinati nella loro forma originaria” aggiungendo che “solo le grandi frazioni dei Comuni resteranno bilingue”.

Le dichiarazioni sono state interpretate come una sfida alla lingua italiana tanto che mercoledì la questione è arrivata fino alla Camera dopo l’interrogazione dei deputati pdl Giorgio Holzmann e Michaela Biancofiore, che, ha accusato “la maggioranza tedesca di comportarsi come quel Tolomei che combattono da sempre”.

La risposta del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha lasciato spazio a chi spera di poter impugnare la normativa davanti alla Corte costituzionale: “La nuova legge verrà attentamente vagliata” ha detto l’esponente di governo, facendo capire che il principio di bilinguismo sancito dalla Costituzione non si può eludere.

Ma dalla Svp dichiarano sicuro “La legge reggerà ad eventuali impugnazioni” e affermando di essere ad un passo da una storica vittoria: “Finalmente vengono riconosciuti come primari i nomi tedeschi e ladini”. Pdl e Fli hanno invece annunciato che “Presenteremo ricorso al Tar caso per caso”.

Di Valentina Vanzini

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